Salve Elisabetta come sta?
Volevo farle i miei sinceri complimenti per il libro sulla pulizia interna.
Purtroppo ho il gran difetto che odio leggere, invece il suo, anzi Vostro, libro l’ho letteralmente divorato.
Siete riusciti a spiegare il tutto anche a chi non è del mestiere.
Purtroppo le confesso che a volte faccio parte della categoria degli “stregoni” del lab visto che devo arrabattarmi in qualche modo per eseguire i test, ma spesso anche prendendo tutte le precauzioni del caso i risultati sono parecchio deludenti.
A presto
Questo è quanto mi ha scritto C. A. nei giorni scorsi dopo aver letto il libro che ho scritto insieme a Paolo Pollacino “Prova di Pulizia, Viaggio alla scoperta del cleanliness test“.
Purtroppo non posso mettere in chiaro il suo nome, per non metterlo nei guai coi suoi responsabili.
Non credo sarebbero contenti di far sapere che le prove di pulizia tecnica eseguite nel laboratorio interno danno risultati parecchio deludenti.
E non mi sento di dire che la colpa sia di C.A.
La causa a mio parere è da imputare al fatto che spesso si crede che il test di pulizia industriale è un test che si può fare a cuor leggero.
Ancora tanti credono di poter fare il rilevo delle impurità in produzione senza attrezzare un vero e proprio laboratorio secondo le prescrizioni previste dalla norma ISO 16232 e per il laboratorio accreditato ISO 17025.
Dispiace poi sentire dalla voce stessa dei tecnici che sono obbligati a fare test di ispezione della pulizia tecnica in maniera un po’ improvvisata, e addirittura ammettere “a volte faccio parte della categoria degli “stregoni” del lab visto che devo arrabattarmi in qualche modo per eseguire i test”.
Se vuoi leggere anche tu come non fare errori nei test di contaminazione da particolato, richiedi una copia del libro “Prova di Pulizia, Viaggio alla scoperta del cleanliness test“.
Qui di seguito ti anticipo alcune pagine.
Forse a causa dell’espressione “prova di pulizia” che ricorda attività comuni per cui non c’è bisogno di chissà quale specializzazione, questa prova può sembrare abbastanza semplice, a occhi poco esperti, forse a causa del fatto che qui lo sporco è microscopico, e quindi pare non esserci affatto. E’ per questo che qualcuno si improvvisa apprendista stregone, pensando: e che sarà mai?
Visto che stiamo parlando di particelle molto piccole, è facile creare contaminazioni che non sono riconducibili agli oggetti in esame.
In realtà, se non si possiede la giusta competenza, la giusta attrezzatura e soprattutto un sistema collaudato di procedure di gestione di laboratorio, il tutto conforme agli standard internazionali, che implicano naturalmente anche il controllo da parte di enti esterni, le possibilità di errore sono molto alte. E allora si corre il rischio di ottenere risultati di prova incerti e non ripetibili: si finisce per perdere tempo e soldi per ripetere i test, per poi avere contestazioni da parte di clienti che non accettano certificati fai da te o di laboratori improvvisati.
Tutto ciò per te vuol dire stress, perché non riesci a rispettare le scadenze, fai brutta figura col capo e col cliente.
E perdi un sacco di tempo. In più sei costretto a non sentirti sicuro: e questo forse è l’aspetto peggiore.
Ti facciamo un esempio concreto.
Spesso si ignora completamente sia la necessità di validare il metodo di estrazione determinando la curva di decadimento, sia la necessità di verificare il valore del bianco (vedi schede di approfondimento).
Qualcuno considera queste attività inutili sprechi di tempo e costi aggiuntivi.
Per non parlare delle modalità di campionamento, imballaggio e trasporto dei campioni da testare.
Qui la confusione regna sovrana.
Chi in buona fede, chi meno, al laboratorio fornisce campioni che non rispettano esattamente gli standard previsti dalle norme ufficiali.
Per esempio, solo riguardo gli imballaggi, la VDA 19 prescrive che siano progettati in modo che il componente di prova sia adeguatamente protetto in conformità ai requisiti di pulizia.
Un buon imballaggio deve avere una buona resistenza all’abrasione, all’impermeabilità e all’elettrostaticità. Deve resistere al tipo e alla durata del trasporto, alla manipolazione e allo stoccaggio. Deve essere protetto dalle condizioni ambientali, dalle oscillazioni climatiche tra il tempo di fabbricazione e l’ispezione di pulizia.
Per questo motivo l’imballaggio ottimale è una busta di plastica pulita, preferibilmente monouso sigillata, in cui il campione viene immediatamente messo al suo interno, utilizzando dei guanti in lattice semplici, appena viene rimosso dalla catena produttiva.
In questo modo non si ha il rischio di contaminazione esterna e il campione non viene alterato dalle condizioni ambientali.
Cose semplici? Forse sì, ma se nessuno te le dice non lo sai. E il vero rischio è determinare un livello di contaminazione che non è quello reale.
I test di pulizia e contaminazione sono in assoluto tra i test più delicati da eseguire, perché lo scopo della prova è raccogliere il particolato depositato sulla superficie dei componenti e verificare se è conforme o no alle specifiche del cliente.
Visto che il particolato è composto da particelle microscopiche nell’ordine dei micron – millesimo di millimetro, milionesimo di metro, ricordi? – è molto facile sbagliare il test misurando residui che non derivano dall’oggetto in esame, ma sono stati erroneamente inclusi per cattiva gestione del campione, prima o durante l’analisi di laboratorio.
Altro rischio, analizzare campioni troppo puliti: succede, se i pezzi non sono campionati in modo corretto, o per inefficacia del metodo di estrazione (non validato tramite curva di decadimento, magari perché costa e ci vuole tempo, e allora “non lo facciamo”).
Se vuoi che le prove di pulizia tecnica vengano fatte da tecnici professionisti che mettono in campo tutte le procedure riconosciute a livello internazionale, le apparecchiature più sofisticate e le competenze più aggiornate per ridurre al minimo l’incertezza di misura e il rischio di errore, richiedi una consulenza gratuita a MotivexLab, Automotive & Aerospace Test Express, l’unico laboratorio prova accreditato per ISO 16232 che ti consegna i report in 24 ore.
